La depressione nell’anziano, detta anche depressione senile, è un fenomeno in crescita che colpisce un numero sempre maggiore di utenti. L’aumento del numero degli over 65 affetti da depressione è legato a diversi fattori. Da una parte l’aumento della speranza di vita ha portato molte più persone a vivere a lungo, così anche il numero dei soggetti che sviluppano depressione è aumentato. Ma non solo. Vanno considerate altre variabili che spiegano gli alti tassi di disturbo depressivo riscontrati negli over 65. La comparsa di disturbi cronici, la perdita delle autonomie, la riduzione delle relazioni significative, la progressiva riduzione delle attività e degli interessi, la perdita di relazioni significative sono alcune delle variabili più significative che spiegano l’aumento di incidenza della depressione nella popolazione anziana. Una delle variabili più strettamente correlate allo sviluppo di depressione in età involutiva è la solitudine. Solitudine che può essere reale (anziani che vivono da soli) oppure percepita (legata quindi alla mancanza di relazioni significative).
La depressione nell’anziano è un disturbo che spesso può non essere riconosciuto, soprattutto agli esordi. Per diversi motivi, uno dei quali è lo spostamento del sintomo depressivo su aspetti somatici. La depressione nell’anziano infatti spesso non compare con caratteristiche simili alla depressione nell’adulto. Nella depressione dell’anziano compaiono più spesso sintomi somatici (spesso disturbi gastrointestinali) con preoccupazioni ipocondriache e lamentazioni legate ad aspetti corporei. Oppure compaiono sintomi come calo delle energie, perdita degli interessi e disturbi del sonno che spesso sono considerati “normali” processi dell’invecchiamento quando invece nascondono una patologia depressiva.
Dello studio della depressione nell’anziano se n’è occupata l’Università della Calabria con la pubblicazione del paper “Anziani e depressione: il ruolo della solitudine“. Uno degli obiettivi dello studio era comprendere la relazione tra supporto sociale, solitudine e depressione. La depressione è strettamente correlata a vissuti di solitudine. Per una persona anziana infatti coltivare le relazioni diventa sempre più difficile, i coetanei possono venire a mancare, le malattie possono ridurre la possibilità di muoversi e uscire di casa, ci possono essere lutti in famiglia (ad esempio morte del coniuge). Tutti questi elementi possono contribuire a sviluppare un senso di solitudine che aumenta il rischio di sviluppare depressione; al contrario in contesti ricchi di interazione sociale gli anziani hanno meno possibilità di sviluppare depressione.
Gli autori, definendo il supporto sociale, distinguono tra supporto sociale oggettivo e soggettivo. Il supporto sociale oggettivo riguarda l’aiuto concreto che viene elargito da amici, familiari e altri ad un anziano in difficoltà. Può essere quindi espresso sotto forma di aiuti economici, oppure di informazioni utili alla risoluzione di problemi. Quando invece facciamo riferimento al supporto sociale soggettivo valutiamo il lato emotivo di questo supporto. Ossia il senso di vicinanza psicologica vissuta e percepita dall’anziano. In questo senso emerge centrale, così come nell’adolescenza, il bisogno di appartenenza ad un gruppo (spesso la famiglia ma non solo) e la percezione dell’affetto e del supporto fornito dal gruppo stesso. Il legame con il coniuge o gli eventuali figli diventa quindi molto più centrale in questa fase di vita e la mancanza di questi può essere causa di insoddisfazione di bisogni relazionali primari, portare a solitudine e quindi a depressione. E’ possibile quindi che, nonostante esistano poche esperienze di questo tipo, il trattamento gruppale possa risultare molto utile nella popolazione anziana.
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