L’alzheimer e le altre malattie che compromettono il cervello sono in aumento. Entro il 2030 si prevede che i casi raddoppino
Demenza è un termine generico per indicare oltre cento tipi diversi di malattie, in cui funzioni del cervello come il pensiero, la memoria, l’orientamento, il ricordo e il linguaggio sono disturbate e compromesse. L’Alzheimer è la più conosciuta e, con il 50% dei casi, è la forma di demenza più frequente. Porta il nome del suo scopritore, Alois Alzheimer, che descrisse per la prima volta, nel 1906, la progressiva degenerazione delle cellule nervose nel cervello.
Ancora oggi non è noto che cosa porti a queste modificazioni patologiche. Un editoriale del Lancet del 28 maggio 2019 ha posto l’attenzione sulla necessità di ridurre il rischio della demenza, uno dei problemi di salute pubblica in più rapida crescita. Secondo i dati del Global Burden of Disease Study del 2016, il numero delle persone che convivono con la demenza in tutto il mondo è più che raddoppiato, passando da 20,2 milioni nel 1990 a 43,8 milioni nel 2016. Si prevede che questo numero raddoppierà di nuovo entro il 2030, con un aumento maggiore nei Paesi a basso e medio reddito, in cui gli effetti del rapido invecchiamento della popolazione stanno portando all’aumento della demenza.
In risposta a questa sfida per la salute pubblica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le nuove linee guida sulla riduzione del rischio di declino cognitivo e di demenza. Il maggiore fattore di rischio è l’età: dai 60 anni in poi raddoppia grosso modo ogni 5 anni. Dai 70 ai 79 anni le persone colpite da una forma di demenza sono circa il 5%, dagli 80 agli 89 anni sono circa il 16% e dai 90 anni in poi la malattia colpisce una persona su tre.
L’Oms riassume le conoscenze base per gli operatori sanitari, i governi e i responsabili delle politiche, formulando forti raccomandazioni sul potenziale degli interventi sull’attività fisica e sulla cessazione del tabagismo per la riduzione del rischio. Ci sono anche le raccomandazioni sulla dieta e sulla gestione del peso come strategie di prevenzione.
Le linee guida hanno scelto di sostenere la terapia di stimolazione e allenamento cognitivo, anche se al momento le prove non sono ancora sufficienti. Dopo il fallimento degli studi clinici sul farmaco aducanumab, che molti ritenevano la migliore speranza per l’Alzheimer, il ruolo della riduzione del rischio è, quindi, di primaria importanza. Un’alimentazione sana e corretta, molto movimento e attività fisica nonché l’allenamento della memoria aiutano a ridurre il rischio di demenza. Infine, anche i contatti sociali possono dare un valido contributo: vedere regolarmente amici e famigliari, avere scambi di idee o essere socialmente attivi, sono l’ideale per rimanere giovani, dentro e fuori. Prendetevi del tempo da dedicare alle persone a voi care. Attività fisica e allenamento della memoria sono la combinazione ideale per unire l’utile al dilettevole.
Inoltre, l’ossigeno-ozonoterapia ci ha dato ottimi risultati presso la Tirelli Medical Group di Pordenone sia per le forme lievi di demenza sia per la sua prevenzione in soggetti a rischio per ereditarietà, accertata attraverso test genetici che sono a disposizione nella nostra clinica.
Fonte: ilFriuli.it
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