I familiari di un’anziana donna affetta da una grave forma della malattia hanno chiesto l’intervento del Difensore civico
I familiari di un’anziana donna affetta da una grave forma di Alzehimer (e da pochissimo defunta) hanno chiesto l’intervento del Difensore civico presso la Residenza sanitaria assistita (Rsa) per il rimborso delle (notevoli) somme da essi versate per le rette, senza peraltro aver potuto contare sul contributo comunale, nemmeno parziale. Poichè non v’è ancora chiarezza su chi – fra privati e sanità pubblica – debba pagare la Rsa (che a differenza degli ospedali offre servizi per lo più a pagamento) abbiamo contattato la struttura. Pur ritenendo inevitabili obiezioni e resistenze, siamo certi che alla lunga sarà data ragione alla famiglia dal Tribunale cui dovranno rivolgersi, per la gravità delle condizioni della signora, che non aveva bisogno soltanto di assistenza, ma anche di cure sanitarie.
La legge prescrive infatti che sono a carico totale della sanità pubblica le patologie che richiedono “prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria”.
Quando concorrono prestazioni di assistenza e cure, la maggiore incidenza di quest’ultime (come nel caso prospettato), secondo la giurisprudenza prevalente , nell’impossibilità di stabilire le rispettive percentuali, addossa per intero l’onere finanziario alla sanità pubblica e ciò -si badi bene – anche nel caso che i parenti, all’atto del ricovero, abbiano dovuto sottoscrivere un’impegnativa che li vincolava al pagamento per l’intero, dovendosi questa clausola ritenere nulla per contrarietà alle norme imperative.
In definitiva, in caso di ricovero in Rsa per Alzheimer comunque collegato ad altre patologie, l’onere finanziario è a carico della sanità pubblica per l’intero e ciò anche in caso di patti contrari, anche scritti, che non hanno alcun valore.
Fonte: ilFriuli.it
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